Forever Young
Buonconvento - Da Venerdì 18 a Martedì 22 Marzo al Teatro dei RisortiVenerdì.... 18 Marzo ore 21,30
Domenica 20 Marzo ore 17,30 e 21,30
Martedì.... 22 Marzo ore 21,30
Un film di Fausto Brizzi. Con Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Teo Teocoli, Stefano Fresi, Pasquale Petrolo.
Commedia, Ratings: Kids+13, durata 95 min. – Italia 2016. – Medusa
Giorgio è un quasi cnquantenne con una fidanzata che potrebbe essere sua figlia. Diego è un dj ultracinquantenne, dipendente di Giorgio, che deve fare largo ad un millennial forte dei suoi milioni di “mi piace”. Angela è una 48enne divorziata che, un po’ a sorpresa, si ritrova coinvolta in una relazione con un 19enne, prima di scoprire che il ragazzo è il figlio della sua amica cougar sempre a caccia di toy boy.
Franco infine è un ultrasessantenne che pratica tutti gli sport in maniera ossessiva, in perenne corsa contro il tempo che passa. Il tratto comune è evidentemente quello anagrafico, e la caratteristica dominante di questi baby boomer intorno al mezzo secolo è il loro rifiuto di venire a patti con l’avanzare dell’età. Ci sono anche cinquantenni in pace con se stessi, come Stefania, la fisioterapista di cui Giorgio si innamora, ma a prevalere è la smania di eterna giovinezza preannunciata dal titolo.
Fausto Brizzi torna alla regia per affrontare, anche da sceneggiatore (insieme a Marco Martani ed Edoardo Falcone), uno dei temi più caldi della contemporaneità, soprattutto in un’Italia che non fa largo ai giovani ma allo stesso tempo è pronta a rottamare chi ha qualche capello bianco. In parte Brizzi centra l’obiettivo, in parte perde l’occasione di girare un film veramente importante: quel che fa la differenza in negativo è la tendenza ad edulcorare gli aspetti più dolorosi, scansando l’amarezza e la paura che invece sono intrinseche (ed essenziali) all’argomento.
Là dove Perfetti sconosciuti rivoltava più e più volte il coltello nella piaga, anche ad effetto comico, Forever Young si tiene un passo indietro, evita di affondare la lama come se “paresse brutto” e si dovesse rimanere fedeli ad un’estetica paratelevisiva in cui le comparse sono tutte attraenti, il product dello sponsor va piazzato a tutti i costi, la musica è a palla, non esistono frasi dette a mezza voce (o rimaste ferme nella strozza), gli artisti sono zero assoluti e Roma è un gigantesco attico con vista. C’è differenza fra una lettura critica, o una satira sociale, e una rappresentazione che in qualche modo glorifica ciò che mette in discussione, accontentandosi di sorridere invece che di ridere amaro…
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