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Pieve di Sant'Ippolito Asciano

CHIESE E MONASTERI

Pieve di Sant'Ippolito

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RECAPITI E ORARI

Pieve di Sant'Ippolito
Loc. La Tranquilla 53041 ASCIANO



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ORARI DI APERTURA E VISITA:
Per la visita alla chiesa, contattare la proprietà via mail a: chiesasantippolito@email.it

La Pieve di Sant’Ippolito è la chiesa più antica di Asciano, è infatti citata nel 714 in una contesa fra i vescovi di Siena e di Arezzo, ma la sua probabile origine risale al IV secolo d. C. La sua struttura originaria a tre navate è oggi ridotta a una, in fondo alla quale, a tutta parete, è conservato uno splendido affresco, attribuito già da inizio ottocento all'artista senese Giacomo Pacchiarotti. L'affresco è composto dalla Madonna in Trono col Bambino e i Santi Pietro, Paolo, Ippolito e Cassiano.


Di questo bellissimo affresco, eseguito a più mani, come appare chiaro, anche da una visione diretta, è abbastanza certa l'attribuzione ad artisti umbri. Secondo recenti studi, infatti la Madonna con Bambino, potrebbe essere di mano del Pinturicchio. Ma ciò che colpisce a prima vista è il volto adolescente e raffinato del giovane Sant'Ippolito, con mantello e spada, l'unico che si rivolge verso l'osservatore. 


Ebbene dalla sovrapposizione dei tratti somatici, tra questo viso e alcuni autoritratti si nota la somiglianza alquanto stupefacente con Raffaello; basti vedere la forma degli occhi, il profilo del naso, la linea del mento o il contorno del volto. Ma perché un affresco così pregevole, in una piccola pieve di provincia? La presenza di Raffaello a Siena risulta documentata, in quanto Pinturicchio invitò Raffaello, ancorchè diciassettenne ma già magister, a collaborare agli affreschi della Libreria Piccolomini, interna al Duomo di Siena. 


Ecco pertanto che lo studio delle vie Lauretane (strade che conducevano a Loreto e di cui una di esse passa proprio da Asciano), ha permesso di inquadrarne l'esecuzione nell'anno del grande Giubileo di Mezzo Millennio, appunto nell’anno 1500. La presenza dei due Santi Pietro e Paolo, simboli della cristianità, confermerebbe infatti una committenza partita da Roma, dalle istituzioni vaticane, a completamento delle varie iniziative di abbellimento e arricchimento dei luoghi sacri.


Ma un'altra scoperta ci rimanda al pregevole autore: sul colletto scuro della figura del Sant’Ippolito, è in effetti possibile leggere chiaramente la R e la A e, osservando più attentamente appaiono visibili anche la P, la H e la V che svanisce dietro ad una ciocca di capelli così da comporre la celeberrima firma RAPH. V. (in latino RAPHAEL URBINAS ).
 

Giacomo Pacchiarotti o Raffaello? (approfondimento di Divo Savelli)

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